Dott.ssa Sarah di Lauro
Biologa nutrizionista
Studio a Salerno
E-mail: s.dilauro@hotmail.it


Terapie alimentari personalizzate per soggetti sani, patologici, donne in gravidanza e sportivi.

sabato 7 settembre 2013

Caffè: la nostra abitudine più radicata




Il caffè è uno dei punti cardine della cultura nostrana, venendo consumato a scopo energetico, rappresentando un'occasione di socializzazione o, più semplicemente, specie dopo un uso prolungato, venendo avvertito come un vero e proprio bisogno.

Esistono, in natura, moltitudini diverse di caffè e di queste solo 25 sono quelle commercializzate. In realtà,  le più conosciute si riducono a tre: 

                                              Coffea Arabica
  • Coffea Arabica L. (Arabica), cioè la Moka, coltivata in Centro e Sud America.
                                                                 Coffea Robusta

  • Coffea Canephora, cioè la Robusta, originaria del Congo

                                               Coffea Liberica
  • Coffea Liberica, coltivata in Liberia e Costa D'Avorio

  • Coffea Excelsa, originaria dell'Africa, prabilmente una varietà di Liberica.

In Italia, vengono principalmente utilizzate le prime tre.
Il processo di torrefazione del caffè ne modifica la composizione, determinando trasformazione o eliminazione di alcune componenti: il chicco di caffè proveniente dalla pianta viene riscaldato fino a 160°, provocando una perdita di volume, di materia organica e rilascio di CO2 con rigonfiamento del suo volume. A questa temperatura se ne determina l' aroma.
Le proprietà organolettiche del caffè tostato e di quello macinato sono molto variabili, per questo che deve essere conservato sottovuoto e protetto dall'ossigeno e dalle luce.

In base ai dati raccolti, le tipologie di caffè più bevute ed apprezzate, sono: 


  • CAFFE' ESPRESSO: la polvere di caffè macinato è attraversato da acqua sottopressione a 92°-95°C per 30 secondi.

  • CAFFE' MOKA: l'acqua sale per ebollizione in una caffettiera per 1-2 minuti.

  • CAFFE' SOLUBILE (americano): si scioglie 1,5 – 3 grammi di caffè liofilizzato in acqua calda.

La composizione del caffè di conseguenza, varia moltissimo in base alla tipologia scelta ed ai metodi di lavorazione; di sicuro, il componente più conosciuto e più studiato è la caffeina (un alcaloide stimolante) ma non è l'unico, anzi...il caffè è ricco di più di cento diversi elementi, di cui i più importanti sono:

caffeina
minerali totali tra cui potassio
lipidi terpenici (kaweolo e cafestolo)
trigonellina (niacina dopo tostatura)
proteine, aminoacidi
acidi alifatici
acidi clorogenici (antiossidanti)
glicosidi
carboidrati
sostanze volatili (aroma)
melanoidine
acqua

Premettendo che in un soggetto sano, ciò che viene consigliato è sempre un consumo non eccessivo, i suoi effetti benefici sono stati ampiamente dimostrati: per esempio, sull'apparato gastrointestinale in un soggetto sano,  esso stimola saliva e succhi gastrici, favorendo l'eliminazione della bile dalla cistifellea, oppure influenza gli ormoni gastroenterici stimolando il processo digestivo, protegge le cellule del fegato da danni alcolici o virali ed aumenta la funzionalità e la protezione del colon.
Per chi invece, soffre di patologie come gastriti ed ulcera peptica, è consigliabile un minore consumo (insieme ad altri tipi di bevande come tè, birra, soft drink e bevande gassate).

Un ruolo decisamente positivo, peraltro, è stato appurato anche in relazione a malattie gravi quali il diabete 2, in cui si è documentato che consumatori abituali sani di quantità moderate, sono più protetti dallo sviluppo della malattia. Ciò non vuol dire incrementare la quantità assunta a scopo preventivo perchè l'eccessivo consumo di caffè porta comunque, a sviluppare effetti nocivi non ancora ben chiariti.

Infatti, anche per quanto riguarda l'apparato cardiovascolare, nei soggetti sani un consumo abituale e moderato di caffé, quando inserito in una dieta equilibrata e associato ad uno stile di vita corretto, non è pericoloso per la salute del nostro cuore e può addirittura essere protettivo.

La caffeina è la componente che può causare problemi, quindi bisogna limitarne l'assunzione in presenza di esplicite controindicazioni mediche o quantomeno, sostituire le miscele normali con caffè decaffeinato.

Di seguito, uno schema riassuntivo con i principali effetti sull'organismo:

Sistema Nervoso Centrale
La caffeina produce una leggera stimolazione: diminuisce il senso della fatica e il tempo di reazione; aumenta la concentrazione lavorativa e il senso di vigilanza; può causare irritabilità e insonnia e, ad alte dosi, ansia.

Apparato cardiovascolare:
Sul cuore essa ha un effetto inotropo/cronotropo positivo (stessi effetti delle catecolamine); non è indicata nelle aritmie. Si instaura tolleranza già alla 2°-3° volta tazzina.
Sulla pressione arteriosa: la somministrazione acuta di caffeina aumenta la pressione soprattutto nei consumatori occasionali.
Negli ipertesi, 2-3 caffè al giorno aumentano la pressione sistolica e diastolica di circa 4-5mmHg da 1-3 ore dopo l’assunzione.
A livello arterioso, la caffeina provoca una leggera dilatazione delle coronarie e delle arterie renali.

Apparato renale:
La caffeina produce diuresi sia per un’azione sui tubuli renali, sia perché aumenta la velocità di escrezione di ioni sodio e cloro.
Stimolazione del rilascio della renina.

Apparato gastro-intestinale:
Stomaco:
La caffeina aumenta la secrezione di HCl e pepsina (non indicata nella gastrite, nel reflusso gastroesofageo e nell’ulcera). 
Il caffè non causa reflusso gastro-esofageo, gastrite o ulcera nei soggetti sani.

Intestino:
Il caffè aumenta la motilità. L’eventuale ridotto assorbimento di minerali assunti con i cibi si ha solo con dosi molto elevate di caffeina.

Cistifellea:
Il caffè aumenta la secrezione di acidi biliari (quindi favorisce la digestione e aumenta la motilità intestinale).

Fegato:
Il caffè previene la cirrosi e abbassa le transaminasi e gammaGT.

Inoltre, la caffeina stimola la lipolisi nel tessuto adiposo, aumenta la prestazione fisica in alcuni sport ed a livello farmacologico, potenzia gli effetti di aspirina, paracetamolo e farmaci anti-infiammatori non steroidei. Interagisce con efedra ed efedrina.

In gravidanza ed allattamento bisogna prestare particolare attenzione in quanto la caffeina passa facilmente la barriera placentare e potrebbe indurre complicazioni come aborto, basso peso alla nascita e nascite premature (meglio astenersi dal consumo di caffeina in gravidanza).
Il metabolismo della caffeina nella donna gravida è 15 volte più rallentato. Passa facilmente nel latte e può indurre irritabilità nel neonato. Il neonato metabolizza la caffeina molto lentamente e può verificarsi una sua raccolta eccessiva.
Per chi utilizza contraccettivi orali, la caffeina raddoppia il tempo di eliminazione, favorendone, anche qui, l' accumulo.

In conclusione, in soggetti sani, è consigliabile un consumo moderato di caffè (nell'ordine delle 3-4 tazzine al giorno) in modo da garantirne gli effetti benefici e di protezione da particolari patologie mentre l' abuso è sempre sconsigliato in quanto potrebbe estremizzare quadri patologici già esistenti.


Bibliografia e sitografia:


Milne E, Royle JA, Bennett LC, de Klerk NH, Bailey HD, Bower, Miller M, Attia J, Scott RJ, Kirby M, Armstrong BK.

Maternal consumption of coffee and tea during pregnancy and risk of childhood ALL: results from an Australian casecontrol study. Cancer Causes Control. 2011;22:207-18.



CARE Study Group. Maternal caffeine intake during pregnancy and risk of fetal growth restriction: a large

prospective observational study. BMJ. 2008;337:a2332.



Kempf K, Herder C, Erlund I, Kolb H, Martin S, Carstensen M, Koenig W, Sundvall J, Bidel S, Kuha S, Tuomilehto J. Effects of coffee consumption on subclinical inflammation and other risk factors for type 2 diabetes: a clinical trial. Am J Clin Nutr. 2010;91:950-7.