Dott.ssa Sarah di Lauro
Biologa nutrizionista
Studio a Salerno
E-mail: s.dilauro@hotmail.it


Terapie alimentari personalizzate per soggetti sani, patologici, donne in gravidanza e sportivi.

venerdì 20 dicembre 2013

Intervento in radio

Oggi sarò nuovamente ospite della trasmissione radiofonica "La Dolce Linea" della dott.ssa Tiziana Stallone.
In onda alle 18.15 su radio webrai7.
Grazie ancora a Tiziana per la sua ospitalità, è sempre un piacere ascoltare i suoi consigli.
Non mancate!! :)



Link di radio web rai7

Link per ascoltare in diretta la trasmissione

E' possibile scaricare il podcast della puntata precedente, in cui si è parlato de: "L'alimentazione specifica per il tennista":  Qui

mercoledì 18 dicembre 2013

Le foto durante la trasmissione:

                                                                  Durante la diretta :)

                                                      Con la dott.ssa Tiziana Stallone

Il tempo della diretta è volato e, fortunatamente, avrò l'onore di essere ospite anche nella prossima puntata di venerdì per continuare la nostra chiacchierata in cui, di nuovo, commenteremo le abitudini alimentari e gli errori più comuni che vengono commessi a tavola. 


Intervento radiofonico

Oggi, mercoledi 18 Dicembre, avrò l'onore di partecipare in diretta, alla trasmissione radiofonica "La Dolce Linea", della dott.ssa Tiziana Stallone, che andrà in onda su radio webrai7, alle ore 18.15. Si parlerà dell' "alimentazione per il tennista" e di consigli nutrizionali in risposta a tweet che arrivano in studio.
Ringrazio la dott.ssa Stallone per l'invito, l'emozione è tanta, spero che la nostra "chiacchierata" piaccia al pubblico!! :)

Questo è il link per ascoltare la trasmissione in diretta:

 Player Radio WebRai


Link di radio rai da cui selezionare "webradio7":

Il portare di Radio Rai (selezionare webrai7) 


La pagina facebook della trasmissione:

La Dolce Linea

sabato 14 dicembre 2013

Rettifica

Riporto quanto citato sul sito dell'Enpab: 

"Le votazioni per i componenti del Cig e Cda dell'Ente di previdenza sono sospese in ottemperanza di quanto disposto dal decreto emesso inaudita altera parte dal Tribunale ordinario di Roma il 13 dicembre 2013, ed in attesa del pronunciamento conseguente alla discussione che si terrà all'udienza di comparizione delle parti il giorno 27 dicembre 2013."

martedì 10 dicembre 2013

Elezioni Enpab

Per tutti i colleghi biologi nutrizionisti, 14-15 Dicembre si terranno le elezioni Enpab (l'Ente Previdenziale dei Biologi).
Mi fa piacere segnalare una lista in cui sono presenti persone che, a mio avviso, si sono spese realmente e concretamente per la promozione della figura del biologo nutrizionista, per la sua corretta formazione e per una rivalutazione della categoria.
Tanti sono i progetti su cui si sta lavorando, tante le iniziative che stanno partendo, sia per chi si affaccia alla professione, sia per chi è più consolidato nel mercato.

Qualche esempio del frutto del loro duro lavoro:
L'Osservatorio sulla professione: http://osservatorio.enpab.it/index.php/osservatorio.html
Scuola di specializzazione in nutrizione umana: http://osservatorio.enpab.it/index.php/osservatorio/alimenti-e-nutrizione/13-scuola-di-specializzazione-in-nutrizione-umana.html
Organizzazione di tirocini formativi: http://osservatorio.enpab.it/index.php/osservatorio/alimenti-e-nutrizione/15-offro-e-cerco-tirocinio-pratico.html


Questa la lista dei colleghi che, per la mia opinione, possono davvero contribuire ad un futuro positivo:




martedì 3 dicembre 2013

Influenza dell'umore su fame e sazietà

Il nostro bisogno di cibo è altamente influenzato da una serie di parametri molecolari e cellulari, funzionanti tramite svariate vie di segnalazione interne, e parametri che riguardano la sfera emotiva di ognuno di noi.
Un chiaro esempio dell'influenza dell'umore sull'alimentazione sono gli stati depressivi che favoriscono le abbuffate o la forte voglia di dolce.
Ma perchè avviene tutto ciò? Quali meccanismi sono alla base sella sazietà e della fame o influenzano la nostra voglia di dolce o salato?

Il controllo dell'assunzione di cibo è regolato da due strutture poste nell'ipotalamo che sono: una regione ventromediale ed una laterale.
Tale assunzione viene regolata da segnali a breve e lungo termine:
  • quelli a breve termine controllano l'assunzione dei singoli pasti ed agiscono a livello della bocca, stimolando l'assunzione di alimenti ed a livello gastrointestinale ed epatico, inibendone l'assunzione. Questi segnali raggiungono l'ipotalamo laterale tramite il SNA
  • quelli a lungo termine comprendono una serie di molecole ed agiscono controllando il peso complessivo.

Essendo l'uomo un animale, l'istinto ci porta sempre verso l'assunzione di cibo che però viene frenata al momento opportuno. Esistono pertanto molti segnali di stop e pochi, ma potentissimi, segnali di start!
I più potenti segnali sono:

  1. SEGNALI DI STOP (anoressizzanti - diminuiscono la fame) : Leptina, insulina, peptide YY (PYY), colecistochinina (CCK), urocortina, POMC, a-MSH
  2. SEGNALI DI START (oressizzanti – aumentano la fame) : Grelina, endocannabinoidi, NPY, MHC.

     
La voglia di dolce che spesso ci prende in un momento di sconforto o di forte stress, può, inoltre,essere ricondotta ad un ricavo di energia diretto ed ad una maggiore secrezione di dopamina mentre la tendenza a preferire il salato riguardano la regolazione della volemia, ossia il volume di sangue circolante che dipende principalmente dall'acqua e dal sodio che si perdono con le urine, sudore e respirazione. 



Essendo, quindi direttamente coinvolte nelle nostre sensazioni di fame e sazietà, le caratteristiche delle molecole di stop più importanti sono:

LEPTINA – trascritta dal gene Ob (dell'obesità), prodotta dal tessuto adiposo bianco e regolatrice del metabolismo lipidico e del consumo energetico; i suoi livelli aumentano dopo i pasti, specie se ricchi di grassi e zuccheri, perchè ha il compito di informare i neuroni ipotalamici sulla quantità di grassi presenti nell'organismo, provocando la diminuzione di assunzione (sazietà); tali livelli diminuiscono dopo circa un'ora dal pasto e nel digiuno, informando l'ipotalamo sulla esigenza di aumentare l'introito di cibo (fame).

Essa funziona stimolando la produzione da parte dell'ipotalamo del neuropeptide Y

INSULINA – ipoglicemizzante, prodotto dalle isole di Langherans beta del pancreas in risposta all'aumento ematico di glucosio post prandiale, favorisce il suo assorbimento e la metabolizzazione a livello cellulare, abbassando la glicemia ematica;

COLECISTOCHININA – ormone prodotto dal duodeno intestinale, stimola la secrezione del succo pancreatico, favorisce il passaggio della bile e del succo pancreatico nell'intestino e stimola quindi la contrazione e lo svuotamento della colecisti. La sua secrezione è favorita dalla presenza di grassi e proteine del bolo alimentare. Gli alti livelli di bile circolante che essa stimola, innescano un feedback negativo in base a cui arriva uno stop all'ulteriore assunzione di cibo.

Mentre le caratteristiche delle molecole di start:

GRELINA – i suoi livelli salgono prima dei pasti per poi diminuire subito dopo. E' un antagonista della leptina. Essa attiva cellule del nucleo arcuato, che includono i neuroni rilascianti il NPY, molecola oressizzante, ed il sistema colinergico-dopaminergico mesolimbico, il quale elabora gli aspetti edonistici delle ricompense naturali come il cibo.

NEUROPEPTIDE Y – prodotto dall'ipotalamo, stimola la fame ed agisce sulla pressione in quanto vasocostrittore e nella regolazione del colesterolo.

sabato 7 settembre 2013

Caffè: la nostra abitudine più radicata




Il caffè è uno dei punti cardine della cultura nostrana, venendo consumato a scopo energetico, rappresentando un'occasione di socializzazione o, più semplicemente, specie dopo un uso prolungato, venendo avvertito come un vero e proprio bisogno.

Esistono, in natura, moltitudini diverse di caffè e di queste solo 25 sono quelle commercializzate. In realtà,  le più conosciute si riducono a tre: 

                                              Coffea Arabica
  • Coffea Arabica L. (Arabica), cioè la Moka, coltivata in Centro e Sud America.
                                                                 Coffea Robusta

  • Coffea Canephora, cioè la Robusta, originaria del Congo

                                               Coffea Liberica
  • Coffea Liberica, coltivata in Liberia e Costa D'Avorio

  • Coffea Excelsa, originaria dell'Africa, prabilmente una varietà di Liberica.

In Italia, vengono principalmente utilizzate le prime tre.
Il processo di torrefazione del caffè ne modifica la composizione, determinando trasformazione o eliminazione di alcune componenti: il chicco di caffè proveniente dalla pianta viene riscaldato fino a 160°, provocando una perdita di volume, di materia organica e rilascio di CO2 con rigonfiamento del suo volume. A questa temperatura se ne determina l' aroma.
Le proprietà organolettiche del caffè tostato e di quello macinato sono molto variabili, per questo che deve essere conservato sottovuoto e protetto dall'ossigeno e dalle luce.

In base ai dati raccolti, le tipologie di caffè più bevute ed apprezzate, sono: 


  • CAFFE' ESPRESSO: la polvere di caffè macinato è attraversato da acqua sottopressione a 92°-95°C per 30 secondi.

  • CAFFE' MOKA: l'acqua sale per ebollizione in una caffettiera per 1-2 minuti.

  • CAFFE' SOLUBILE (americano): si scioglie 1,5 – 3 grammi di caffè liofilizzato in acqua calda.

La composizione del caffè di conseguenza, varia moltissimo in base alla tipologia scelta ed ai metodi di lavorazione; di sicuro, il componente più conosciuto e più studiato è la caffeina (un alcaloide stimolante) ma non è l'unico, anzi...il caffè è ricco di più di cento diversi elementi, di cui i più importanti sono:

caffeina
minerali totali tra cui potassio
lipidi terpenici (kaweolo e cafestolo)
trigonellina (niacina dopo tostatura)
proteine, aminoacidi
acidi alifatici
acidi clorogenici (antiossidanti)
glicosidi
carboidrati
sostanze volatili (aroma)
melanoidine
acqua

Premettendo che in un soggetto sano, ciò che viene consigliato è sempre un consumo non eccessivo, i suoi effetti benefici sono stati ampiamente dimostrati: per esempio, sull'apparato gastrointestinale in un soggetto sano,  esso stimola saliva e succhi gastrici, favorendo l'eliminazione della bile dalla cistifellea, oppure influenza gli ormoni gastroenterici stimolando il processo digestivo, protegge le cellule del fegato da danni alcolici o virali ed aumenta la funzionalità e la protezione del colon.
Per chi invece, soffre di patologie come gastriti ed ulcera peptica, è consigliabile un minore consumo (insieme ad altri tipi di bevande come tè, birra, soft drink e bevande gassate).

Un ruolo decisamente positivo, peraltro, è stato appurato anche in relazione a malattie gravi quali il diabete 2, in cui si è documentato che consumatori abituali sani di quantità moderate, sono più protetti dallo sviluppo della malattia. Ciò non vuol dire incrementare la quantità assunta a scopo preventivo perchè l'eccessivo consumo di caffè porta comunque, a sviluppare effetti nocivi non ancora ben chiariti.

Infatti, anche per quanto riguarda l'apparato cardiovascolare, nei soggetti sani un consumo abituale e moderato di caffé, quando inserito in una dieta equilibrata e associato ad uno stile di vita corretto, non è pericoloso per la salute del nostro cuore e può addirittura essere protettivo.

La caffeina è la componente che può causare problemi, quindi bisogna limitarne l'assunzione in presenza di esplicite controindicazioni mediche o quantomeno, sostituire le miscele normali con caffè decaffeinato.

Di seguito, uno schema riassuntivo con i principali effetti sull'organismo:

Sistema Nervoso Centrale
La caffeina produce una leggera stimolazione: diminuisce il senso della fatica e il tempo di reazione; aumenta la concentrazione lavorativa e il senso di vigilanza; può causare irritabilità e insonnia e, ad alte dosi, ansia.

Apparato cardiovascolare:
Sul cuore essa ha un effetto inotropo/cronotropo positivo (stessi effetti delle catecolamine); non è indicata nelle aritmie. Si instaura tolleranza già alla 2°-3° volta tazzina.
Sulla pressione arteriosa: la somministrazione acuta di caffeina aumenta la pressione soprattutto nei consumatori occasionali.
Negli ipertesi, 2-3 caffè al giorno aumentano la pressione sistolica e diastolica di circa 4-5mmHg da 1-3 ore dopo l’assunzione.
A livello arterioso, la caffeina provoca una leggera dilatazione delle coronarie e delle arterie renali.

Apparato renale:
La caffeina produce diuresi sia per un’azione sui tubuli renali, sia perché aumenta la velocità di escrezione di ioni sodio e cloro.
Stimolazione del rilascio della renina.

Apparato gastro-intestinale:
Stomaco:
La caffeina aumenta la secrezione di HCl e pepsina (non indicata nella gastrite, nel reflusso gastroesofageo e nell’ulcera). 
Il caffè non causa reflusso gastro-esofageo, gastrite o ulcera nei soggetti sani.

Intestino:
Il caffè aumenta la motilità. L’eventuale ridotto assorbimento di minerali assunti con i cibi si ha solo con dosi molto elevate di caffeina.

Cistifellea:
Il caffè aumenta la secrezione di acidi biliari (quindi favorisce la digestione e aumenta la motilità intestinale).

Fegato:
Il caffè previene la cirrosi e abbassa le transaminasi e gammaGT.

Inoltre, la caffeina stimola la lipolisi nel tessuto adiposo, aumenta la prestazione fisica in alcuni sport ed a livello farmacologico, potenzia gli effetti di aspirina, paracetamolo e farmaci anti-infiammatori non steroidei. Interagisce con efedra ed efedrina.

In gravidanza ed allattamento bisogna prestare particolare attenzione in quanto la caffeina passa facilmente la barriera placentare e potrebbe indurre complicazioni come aborto, basso peso alla nascita e nascite premature (meglio astenersi dal consumo di caffeina in gravidanza).
Il metabolismo della caffeina nella donna gravida è 15 volte più rallentato. Passa facilmente nel latte e può indurre irritabilità nel neonato. Il neonato metabolizza la caffeina molto lentamente e può verificarsi una sua raccolta eccessiva.
Per chi utilizza contraccettivi orali, la caffeina raddoppia il tempo di eliminazione, favorendone, anche qui, l' accumulo.

In conclusione, in soggetti sani, è consigliabile un consumo moderato di caffè (nell'ordine delle 3-4 tazzine al giorno) in modo da garantirne gli effetti benefici e di protezione da particolari patologie mentre l' abuso è sempre sconsigliato in quanto potrebbe estremizzare quadri patologici già esistenti.


Bibliografia e sitografia:


Milne E, Royle JA, Bennett LC, de Klerk NH, Bailey HD, Bower, Miller M, Attia J, Scott RJ, Kirby M, Armstrong BK.

Maternal consumption of coffee and tea during pregnancy and risk of childhood ALL: results from an Australian casecontrol study. Cancer Causes Control. 2011;22:207-18.



CARE Study Group. Maternal caffeine intake during pregnancy and risk of fetal growth restriction: a large

prospective observational study. BMJ. 2008;337:a2332.



Kempf K, Herder C, Erlund I, Kolb H, Martin S, Carstensen M, Koenig W, Sundvall J, Bidel S, Kuha S, Tuomilehto J. Effects of coffee consumption on subclinical inflammation and other risk factors for type 2 diabetes: a clinical trial. Am J Clin Nutr. 2010;91:950-7.




sabato 10 agosto 2013

Saltare la colazione: un'abitudine ormai diffusa




Quando la mattina l' italiano medio si sveglia, ci sono almeno un paio di situazioni classiche che si riscontrano molto facilmente:
  • un adulto che appena aperti gli occhi pensa già a tutte le commissioni che l'aspettano, la famiglia da organizzare, gli appuntamenti di lavoro a cui non può ritardare ecc... e quindi il livello di stress sale vertiginosamente;
  • un bambino/adolescente che appena sveglio, assonnato e con lo stomaco chiuso, non ha assolutamente voglia di affrontare la giornata e si alza ciondolando lentamente per recarsi a scuola.

Entrambe queste situazioni caricaturali però, hanno in comune la conclusione tipica: i soggetti, infatti, saltano la colazione.
Le cause più frequenti sono, quindi, la mancanza di tempo, voglia, fame e sempre più spesso la colazione diviene il pasto più sottovalutato, sostituito da innumerevoli caffè presi frettolosamente da parte dell'adulto e merendine o surrogati carichi di ogni tipo di conservante e colorante, presi nei distributori delle scuole per i ragazzi.

Questa però, purtroppo, non è da considerarsi solo una cattiva abitudine consolidata nel tempo ma è una vera e propria mancanza che comporta effetti a lungo termine sullo stato nutrizionale e, di conseguenza, sul benessere del soggetto.

Cosa succede quindi, a livello pratico, quando si salta la colazione?

  • Non viene aiutata la riduzione dei livelli plasmatici del colesterolo LDL (quello cattivo, responsabile dell'aterosclerosi e dell'instaurarsi di problemi cardiovascolari) che quindi, tende ad aumentare più facilmente;
  • Non vengono assunti macro e micronutrienti in quantità adeguate (quindi, soprattutto i ragazzi, vanno incontro a carenze vitaminiche e minerali come A, B6, D, calcio, ferro, ecc.);
  • Il potere saziante viene meno, ossia: si arriva affamati ad ora di pranzo, non riuscendo a regolare la quantità di calorie introdotte nei pasti successivi.
  • Drastico peggioramento delle performance nelle prime ore della giornata, con mancanza di concentrazione, diminuzione del livello attenzionale e di comprensione durante la lettura e l'ascolto.

Molto spesso, questo pasto viene saltato anche per ragioni estetiche (soprattutto nella popolazione femminile) nella illusoria speranza di dimagrire mentre al contrario, importanti studi dimostrano come questo si associ ad un aumento del proprio BMI.

E' consigliabile quindi, abituarsi a consumare una giusta colazione, volta a fornire al corpo la giusta dose di calorie e di energie. In questo, l'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) fornisce delle ottime linee guida:

A prescindere dal tipo di dieta seguita (quella più accettata è il modello Mediterraneo, ma ce ne sono di svariate tipologie, altrettanto valide), la colazione deve essere fatta in modo tale da permettere l'ingresso di circa il 25% delle calorie totali giornaliere e dovrebbe contenere, principalmente:

  • carboidrati (cereali, meglio se integrali in modo da migliorare, grazie alle fibre, la resistenza insulinica e la situazione intestinale; pane, frutta o altra fonte) 

  • proteine (latte e derivati sono la fonte più utilizzata, ma è possibile anche variare).

Una colazione completa e ricca, quindi, è ormai assodato che aiuti il benessere psicofisico e porti ad un migliore controllo della propria alimentazione nel corso della giornata. Di conseguenza, essa aiuta il corpo a gestire in modo opportuno il dispendio energetico.  


Bibliografia:
- Rampesaud G.C. Pereira MA, Girard BL, Adams J, Metzl JD, Breackfast habits, nutritional status, body weight, and academic performance in children and adolescent, J Am Diet Assoc., 2005; 105(5): 743 – 60.

- Nicklas TA, Reger C.Meyers L., O'Neil C, Breackfast consumption with and without vitamin-mineral supplement use favorably impacts daily nutrient intake of ninth-grade students. J Adolesc Health, 2000;27: 314-321.
http://www.inran.it

martedì 6 agosto 2013

Zucchero bianco o zucchero di canna, quale scegliere?

Quante volte è capitato che in un bar, di fronte ad un caffè, nel momento in cui porgiamo al nostro vicino la bustina di zucchero, lui ci guardi con aria di sufficienza, dicendoci: “No, grazie, io uso solo zucchero di canna...” e lo vediamo cercare sul bancone, ricolmo di  tutte le varietà esistenti, quello che, a suo avviso, sarebbe la più salutare.

Ma quante di queste persone che denigrano lo zucchero raffinato, sanno effettivamente come viene preparato e che differenze ci sono rispetto a quello di canna?

ZUCCHERO BIANCO


Le principali accuse rivolte allo zucchero bianco riguardano le trasformazioni che subisce durante la raffinazione. Partendo dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, il processo prevede le seguenti tappe:

Prima fase:
  • Depurazione con latte di calce per distruggere sostanze organiche, enzimi e sali di calcio (il latte di calce però, viene del tutto eliminato nel prodotto finito);
  • Trattamento con anidride carbonica per eliminare, appunto, il latte di calce;
  • Trattamento con acido solforoso per schiarire il colore (i solfiti sono presenti solo in tracce alla fine del processo, ce ne sono quantitativi molto maggiori nel vino o nella birra);
  • Cottura, raffreddamento, cristallizzazione e centrifugazione.
Seconda fase:
  • Filtrazione e decolorazione con carbone animale (che si usa anche nella potabilizzazione delle acque)
  • Lavaggio con blu oltremare o blu indratene che è cancerogeno perchè proveniente dal catrame (in realtà è falso perchè sono  sostanze cancerogene, vietate per legge dal 1977)

Si ottiene cosi, lo zucchero raffinato che noi conosciamo.

ZUCCHERO DI CANNA



Sono presenti, svariati “falsi miti” sulle presunte proprietà benefiche dello zucchero di canna come per esempio, quello che esso contenga, rispetto allo zucchero raffinato:
  • una maggiore quantità di minerali e vitamine → FALSO. Le vitamine non sono presenti e la quantità di minerali è irrisoria rispetto al fabbisogno organico e quindi per soddisfare i bisogni dell'organismo si dovrebbero consumare quantitativi tali da causare rapidamente obesità ;
  • un minore apporto calorico → FALSO. Entrambe le tipologie, in quanto appartenenti ai carboidrati, forniscono 4 calorie per grammo;

In realtà quindi, lo zucchero viene sempre estratto dalla barbabietola e dalla canna dopo un processo di fotosintesi e le due tipologie hanno una molecola di base, cioè il saccarosio, che è assolutamente identica e subiscono anche il medesimo procedimento di lavorazione tranne quindi, nell'ultima parte, ossia nella raffinazione che manca nello zucchero di canna e che serve ad eliminare i residui vegetali di melassa che infatti sono responsabili il colorito giallastro tipico dello zucchero di canna mentre sono assenti nello zucchero normale che appare, di conseguenza, bianco e purificato.

Ecco come, in definitiva, è sempre da preferirsi la moderazione ed il consumo controllato piuttosto che affidarsi ad alternative nella vana speranza di avere “sconti” calorici o risultati più salutari.

Le linee guide dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) mostrano come, un suo consumo equilibrato di zucchero raffinato, non comporti danni comprovati come diabete, mal di testa, tumori ecc. 
Lo zucchero di canna, invece, può essere considerato come un'alternativa da preferire per una questione di gusto e senza sceglierlo per vantaggi di tipo nutrizionale.


Bibliografia:
“Ricciardi, Pacioni, Giacco, Rivellesi - “Manuale di nutrizione applicata”

lunedì 5 agosto 2013

Aperitivi, Happy hours ed alcool: le nuove tendenze



Recenti indagini dimostrano come, nei paesi occidentali, il consumo di alcool sia aumentato in modo consistente soprattutto in due fasce di popolazioni: tra i giovani in cui si è abbassata drasticamente l'età in cui si comincia a bere, e tra le donne.
Cambiano anche le abitudini e le modalità di consumo, che si adegua ai nuovi stili di vita: attualmente infatti, si preferisce un utilizzo moderato ma costante durante la settimana, magari sfruttando le occasioni sociali come i sempre più frequenti aperitivi serali.

Cosa comporta questo? Quali sono i danni a lungo termine?
Nei giovani: l'alcool interferisce con i processi di maturazione cerebrale, andando ad alterare la parte cognitiva con ripercussioni sulla memoria portando quindi a black-out, difficoltà di concentrazione, nervosismo ed astinenza;
Negli uomini adulti: probabili danni neurodegenerativi, cirrosi, infarti, abbassamento della soglia di aggressività;
Nelle donne adulte e non: il discorso si deve approfondire in quanto il sesso femminile ha una maggiore tendenza a sviluppare dipendenza, depressione e soprattutto, aumenta la possibilità di tumore al seno, con una soglia di comparsa che scende sotto i 50 anni.
Si sta diffondendo inoltre, una nuova forma di DCA (disturbo del comportamento alimentare) chiamata “drunkorexia” ossia la tendenza a mangiare sempre meno, sostituendo il cibo con l'alcool per non ingrassare ma questo comporta a lungo andare, sviluppo di carenze nutrizionali gravi che favoriscono l'insorgere di patologie ancora peggiori.

La differente tolleranza femminile all'alcool rispetto all'uomo è dovuta alla composizione corporea ed alla diversa distribuzione di grasso che è presente in quantità maggiore a discapito dell'acqua cellulare e di conseguenza, il grasso tende ad accumularsi più facilmente nel sangue.

L'alcool ingerito, dopo essere stato assorbito da stomaco ed intestino tenue, viene metabolizzato nel fegato in due fasi: 
- nella prima l'alcool è trasformato in un composto detto acetaldeide da un enzima chiamato ADH (alcool deidrogenasi) 
- nella seconda fase l'acetaldeide è convertita in acetato dall'enzima ALD (acetaldeide deidrogenasi). 
Se la quantità di alcool è eccessiva però, la trasformazione in acetato non riesce ad essere fatta dagli epatociti e quindi viene riversata acetaldeide nel sangue, che ad alte concentrazioni risulta tossica.
Ecco perchè quindi, è altamente sconsigliato bere a stomaco vuoto: la presenza di cibo, infatti, rallenta l'assorbimento da parte del fegato che riesce quindi a smaltire l'alcool nei giusti tempi.

Alla luce di quanto emerso quindi, è fondamentale cominciare un'opera preventiva di sensibilizzazione e di aggiornamento, soprattutto a partire dalle scuole, per far capire come quella che sembra essere una moda innocua, che consente una lieve abbassamento della soglia di inibizione con una facilitazione nei rapporti sociali, rappresenti in realtà un pericolo da non sottovalutare. 

Bibliografia
- Di Matteo J, Reed SC, Evans SM (2012) - Alcohol consumption as a function od dietary restraint and the menstrual cycle in moderate/heavy("atrisk") female drinkers. Eat Behav, 13(£):285-8.
- Gupta S and Warner J (2008) Alcohol-related dementia: a 21st-century silent epidemic? The British Journal of Psichiatry 193:351-353.
- Ely M, Hardy R, Longford NT, Wadsworth ME (1999). Gender differences in the relationship between alcohol consumption and drink problems are largely accounted for by body water. Alcohol Alcohol.; 34(6):894-902.